Una volta c’era il turismo sostenibile

by Marco Cestari
Turismo sostenibile per il rispetto dei contesti territoriali

Turismo sostenibile e territorio. Una volta.

La sostenibilità è un asset centrale nella società occidentale del terzo millennio. Sostenibilità ambientale, culturale, economica, sociale, identitaria, ecologica, umana.

Studiosi di ogni disciplina partecipano a questo Leitmotiv: la sostenibilità e tutti sono d’accordo che il tema è d’importanza cruciale per la sopravvivenza stessa della vita come la conosciamo.

Di certo il genere umano continua ad intervenire sull’ambiente: i territori che abitiamo diventano sempre più “stretti” per rispondere alle esigenze di sempre più varie espressioni umane. Le interazioni tra economia, comunità ed ecoambiente aumentano e il territorio che conosciamo assume un valore sempre maggiore.

Il fenomeno turismo diventa quindi un tema delicato, in quanto introduce nel territorio ulteriori modalità di viverlo. Spesso sono totalmente diverse da quelle originali che la popolazione indigena conosce. Quindi subentrano nuove dinamiche che stimolano a trovare un nuovo tipo di equilibrio con l’ambiente.

E’ il caso per esempio di strutture come parchi divertimenti, aree sportive dedicate, etc.

I principi di eco-compatibilità entrano così facilmente “in conflitto”. La rigida osservanza di determinate regole comportamentali tradizionali su un determinato territorio è a rischio di conservazione quando qualsiasi forma di turismo, per quanto si profili “sostenibile” entra in contatto con la cultura indigena di un territrio.

“E’ il cambiamento”  la risposta più immediata che ci diamo. Tuttavia quanto è convergente il cosidetto “cambiamento” con i principi di sostenibilità di quella determinata cultura? 

Turismo sostenibile: la definizione tradizionale

La Carta del Turismo Sostenibile, documento cardine emanato dalla storica Conferenza di Lanzarote del 1995, dichiara: “Il turismo è sostenibile quando il suo sviluppo conserva le attività ad esso connesse per un tempo illimitato, senza alterare l’ambiente naturale, sociale, artistico e non frena ne inibisce lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche presenti sul territorio”.

Quale piano per un territorio?

Da un lato il turismo è oggi il fattore incentivante più delicato eppure di maggiore portata per la riqualificazione di un territorio.

Attraverso una pianificazione attenta ai principi di sostenibilità diventa una leva fortissima per la sostenibilità della vita di un territorio, cosi come per i suoi valori e storico-culturali; tuttavia dall’altro introduce un’aumento di fattori di rischio come una contaminazione culturale data da un’eccesso di domanda esterna sul territorio, dall’aumento delle problematiche di gestione dei beni di consumo che aumentano e quindi del loro  smaltimento così come il possibile rischio di maggiori effetti “inquinanti” dettati dalla maggiore presenza antropica sul territorio.

Non sono più le amministrazioni pubbliche locali le realtà che possono garantire la gestione di questi processi: vi partecipano sempre più componenti ciascuna delle quali reclama sempre più il diritto allo sviluppo. Ed è proprio questo “diritto allo sviluppo” il tema focale che occorre mettere sul piatto della bilancia:

è più importante assicurare il diritto allo sviluppo dei singoli elementi della sostenibilità (economia, ecosistema, comunità, etc.) oppure la natura originale che determina il riconoscimento e l’originale identità stessa di quel territorio?

In poche parole: l’uomo con tutti i suoi desideri espressivi oppure la natura?

photo credit: gigi via photopin cc

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