Filosofia e stile di Coaching

by Marco Cestari

Credo che la funzione di coacher sia in assoluto tra le esperienze più dinamiche che un essere umano possa sperimentare: una volta lo chiamavano “mentore”, per questo motivo che l’ho scelto come professione. Da un lato offre l’opportunità di trasmettere agli altri del know-how, dall’altro permette di arricchire il mio bagaglio professionale grazie ad un costante aggiornamento. Aggiornarsi oggi è necessario di fronte alla mutevolezza dei nostri giorni.

Come definisco il mio ruolo?

…quello di essere un “facilitatore di esperienze e circostanze”
Banale?
Chiediamoci come mai facciamo così tanta fatica nell’allinearci col cambiamento… Paure, dubbi, titubanze, fobie, routine… quante cose frenano la vita di una persona. Vivere e lavorare diviene quindi una cosa “non facile”. E che soluzioni cerchiamo? Le soluzioni che ricerchiamo di più sono quelle che “scardinano” i freni della vita e ci consentono di ritrovare il giusto baricentro da cui partire.

I miei compiti?

Non immaginiamoci qualcosa di preconfezionato: aspettiamoci sempre l’inaspettabile! Creare un ambiente dinamico, dove i partecipanti diventano partner interattivi, dove il genio e il metodo assumono un importanza rilevante, dove le “connessioni” ci sorprendono con il senso del “magico” e ci conducono al cambiamento con un rinnovato entusiasmo… dove il messaggio di sintesi emerge condiviso e non si può più dimenticare. Ogni gruppo è una dimensione a sé che richiede sempre nuovi compiti su misura. Zero schemi, solo azione.

Obiettivi che mi pongo

L’obiettivo è quello di creare e condividere un ambiente consapevole.
Il mio sistema consente di sentirsi a proprio agio, così da sviluppare in modo naturale ogni argomento e porre le proprie domande ed osservazioni.
Insomma: si rinnova l’interscambio.

Dai miei ricordi sin da quando ero bambino ho dedotto l’importanza che hanno avuto sulla mia formazione i feed-back e le percezioni datemi da chiunque incontravo, basilari per stimolare ancora di più il mio processo creativo.

Oggi punto a sviluppare la prestazione dei miei clienti, così da facilitare il raggiungimento naturale degli obiettivi a cui puntano.

Approccio non convenzionale

mi hanno chiesto più volte dove si fonda il mio approccio…
…dietro a tutto ci sono delle esperienze e degli studi su un linguaggio antichissimo, il cui codice non può essere ridotto in un approccio di tipo accademico. Oggi si preferisce allontanare le soluzioni ai problemi della realtà solo perché non sono: convenzionali, accreditate, dimostrate da ricerche accademiche. Poi si cercano sempre dei “referenti”: …sei stato allievo di chi?, hai studiato con chi?, chi era il tuo maestro?

Si tratta di paure.
Paure di vedere i propri “schemi” e la propria “cultura” frantumarsi di fronte alle soluzioni semplici. Parlo di soluzioni reali.
Può capitare che un giorno ti svegli e noti un nuovo neo sul braccio? Si? Ebbene, nello stesso modo un giorno può capitare che cominci a comprendere e fare delle cose mai vissute prima.
Il cambiamento reale è qualcosa che avviene quando iniziamo a crederci.

Il più delle volte non ci crediamo, e pretendiamo di passare attraverso qualcosa che ci consente uno schema, dentro il quale ci troviamo a nostro agio… come se la parola ci tranquilizzasse… ma la parola è solo una leva immaginaria, dietro la quale spesso c’è solo finzione marketing. Il cambiamento è qualcosa di molto più grande e non dipende da parole, da tecniche, da una sola scienza o da un solo sapere. E’ la capacità di abbandonarci a dove ci conduce il nostro “sentire”.

La mia ricerca

Il mio lavoro è costante ricerca di metodi e di elementi facilitatori che consentono l’interscambio di comunicazioni e informazioni utili a “sentire”. Qualcosa che genera forza interiore e una bellissima nuova energia dove le qualità emergono e prendono il sopravvento nella vita. Puoi sentire con le mani? puoi annusare con le orecchie? Sentire è un piano diverso dal conoscere. Il sentire è un piano in cui puoi “partecipare alla creazione” del cambiamento.
E’ questo che genera il successo dei partecipanti attraverso i miei interventi.
E’ qualcosa che li ripone a cavallo della loro moto, molto più consapevoli che devono muoversi, se non vogliono cadere.

Il valore della pratica

Sono persuaso che in tutto il cambiamento l’esperienza pratica e manuale sia essenziale. Per questo incoraggio i partecipanti a testare i loro risultati, consentendo direttamente alle loro mani e al loro corpo di realizzare quello che visualizzano durante le sessioni di lavoro. Solo dopo “aver creato” li invito a sviluppare i contenuti sotto il profilo teorico, ma privilegiando quello pratico.

Metodo

Il sistema da me applicato per creare i contenuti dei miei interventi poggia su metodologie di apprendimento dove Mager e Bloomfield sono dei punti di riferimento quanto Kurt Lewin o Jackson Pollock. Il mio modus operandi è organico-sistemico, multidisciplinare, multiculturale, multidirezionale, finalizzato al riequilibrio di tutte le energie di un individuo: corporee, psichiche, mentali e spirituali. Per questo il mio lavoro non è soggetto a singole discipline, dottrine e scienza, ma a qualcosa che raccoglie in sé quegli elementi essenziali che accomunano più linguaggi: è questo l’unico modo di cogliere quel codice che ci consente oggi di vivere, cambiare e divenire qualcosa di realmente nuovo.

Consigliare e ricercare

Consigliare e ricercare è il presupposto costantemente presente durante i miei interventi: poggia sulla mia convinzione che chi partecipa ad una sessione, la deve concludere con una nuova conoscenza, ma soprattutto con un’abilità in più.

Un consiglio per chi desidera fare coaching? Viaggiare e stare in allenamento. Sempre.