Landmark, i segni della terra
Landmark è il termine anglosassone che denota un punto di riferimento geografico.
Coglierne il senso completo è un’aspetto importante per chi studia e lavora per far conoscere un territorio.

Via via che osserviamo un determinato luogo, esso rivela sempre nuovi aspetti quanto più penetriamo in profondità nel suo tempo. Sono quei mondi celati agli occhi di chi non si sofferma e non vuole entrare in risonanza.
Il Landmark è un elemento ben riconoscibile del paesaggio, naturale o artificiale, considerato utile per orientarsi e che può essere distinto anche da lontano. Landmark sono la vetta o il profilo di una montagna, una roccia, un paesaggio agricolo, un albero monumentale, una torre o un campanile. Fin qui tutto è chiaro.
In ogni tradizione culturale e sociale, tuttavia i punti geografici di riferimento rispecchiano un significato più profondo.
Quando è che un elemento di un determinato luogo geografico diviene più “Landmark” del luogo stesso?
Per esempio: la Gioconda, un quadro che è divenuto asset centrale del Museo Louvre di Parigi. Questo dipinto dal valore universale è tale che è divenuto elemento identificativo di rafforzamento stesso del valore del luogo.
Pertanto il Landmark è qualcosa di più vicino e condivisibile al sentire umano, anima l’attrazione verso luoghi emblematici e ce li trasforma al punto da viverli più vicini a quel che ci piace e che più ci identifica. Sono elementi correlati ad una dimensione interiore più profonda, che ogni essere umano ricerca attraverso elementi visibili, quali punto di riferimento della loro ricerca. Un Landmark quindi è qualcosa di evidente e tangibile ma che integra anche un valore sottile condivisibile.
Un Landmark.
Ecco quindi che di fronte ad un Landmark impariamo a riconoscerci, specchiarci e capirci nelle nostre profondità del sentire. Attraverso un Landmark ritroviamo la traccia di una mappa sottile, che da senso al cammino che compiamo non solo esternamente ma anche interiormente: in sintesi ciò che è fuori rispecchia ciò che è dentro.
Landmark, luoghi del non dove
La cosa più affascinante che distingue i Landmarks che vediamo con gli occhi da quelli che cerchiamo nelle dimensioni interiori e della psiche è che “dentro” con i Landmarks è assai più facile perdersi che “fuori”.
Si comprende così che il Landmark affascina proprio per il suo paradosso: ci unisce e ci divide, ci rivela dove siamo e ci catapulta in quei luoghi del non dove in cui ci perdiamo.
E’ questa doppia capacità di osservare la vita quella che ci aiuta a mettere in parallelo la vita esteriore con quella interiore. E quando compiamo questo, entriamo “in risonanza” e ritroviamo il cammino. Un cammino dove il Genius Loci diviene elemento di condivisione per la sua capacità di “condensare” il senso del “sacro” di un luogo.
Così, all’improvviso, il luogo può rivelare una nuova dimensione esperienziale.
E quando questo avviene, ecco il Landmark.
10 Aprile 2018
Landmark è il nome della Mostra presso Schloss Moos.